George Clooney presenta ”Up in the air” al Film Festival di Roma

George Clooney  presenta  ''Up in the air''  al  Film Festival di Roma

Grande sabato sera per George Clooney al festival cinematografico di Roma dove l’attore ha presentato”Up in the air” . Il film, per la regia di Jason Reitman, che due anni fa aveva vinto con ”Juno”, vede George Clooney nei panni di Rayan, un tagliatore di teste aziendale che ha l’ingrato compito di licenziare i lavoratori di diverse imprese.

Un uomo sempre in viaggio da una città all’atra che spesso deve fare i conti con la solitudine.

Un film attuale che rispecchia l’attuale realtà in cui viviamo in piena crisi economica e contemporaneamente in piena evoluzione tecnologica.

Una realtà dove è cambiato il modo di comunicare. Clooney e Reitman, durante la conferenza stampa ammettono che la ”crisi e’ forte e si sente in tutto il mondo” ma – sottolinea il regista ”credo che sia un ritratto di un’America in cui siamo connessi l’un l’altro come mai prima, ci mandiamo sms continuamente, o siamo su Twitter e Facebook, ma praticamente non ci guardiamo mai negli occhi, non abbiamo più conversazioni umane. ‘Up in the Air’ e’ un film sul cercare quelle connessioni umane che abbiamo perso”.

George Clooney vede con ironia il personaggio che interpreta nel film e racconta un curioso aneddoto in merito alla sua vita lavorativa.

L’attore confessa che in gioventù ha cambiato molti lavori e d e stato spesso licenziato, mentre nel film avviene il rovescio della medaglia e si ritrova nel ruolo di un tagliatore di teste.

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George parla anche del film, “The American”, di Antoni Corbijn, che sta girando in Abruzzo, nei luoghi del terremoto, al fianco di Violante Placido: ”Noi abbiamo vissuto un disastro simile a New Orleans.”- dice Clonney e aggiunge- “ Il problema e’ che tutti vogliono aiutare in quei giorni le vittime.

Però poi il tempo passa e entro un anno, o pochi mesi, la notizia non e’ più da prima pagina. A New Orleans non siamo nemmeno vicini ad aver aggiustato le cose e non ne parliamo abbastanza. Abbiamo pensato che fare un film in Abruzzo avrebbe significato non soltanto dare lavoro, riempire ristoranti e alberghi, ma anche tenere alta l’attenzione”.