Black Swan -Cigno nero: recensione

Black Swan -Cigno nero: recensione

Black Swan – Cigno Nero è un film molto complesso emotivamente e stilisticamente, in cui Nathalie Portman riesce a trasmettere un’intensità che tocca lo spettatore dall’inizio alla fine.
Vi è una contrapposizione di base tra il mondo candido della danza, in cui si cerca il raggiungimento della perfezione stilistica mentre dall’altra vi è il lato oscuro della mente umana e l’influire di questo sulle azioni quotidiane.
Nathalie Portman rappresenta in pieno il tema del doppio, prima castrata da una madre ossessiva e tirannica sulla metafora del sesso, poi alla ricerca sfrenata di questo e della sua perfezione che il più delle volte sfocia in una masturbazione sia fisica che mentale fine a se stessa.



Il problema fondamentale di questa pellicola è che Darren Aronofsky ha più la mano di un carpentiere che di un chirurgo e quello che voleva assomigliare alle introspezioni psicologiche di David Cronenberg, è più un colpo di cazzuola al petto.
Infatti il regista è stato premiato per lo straordinario lavoro in The Wrestler, in cui Mickey Rourke, con la sua mastodontica presenza sulla scena ben interpreta i sentimenti che lo attanagliano.
Diciamo che il wrestling non si basa su un preciso equilibrio di forza e sentimento come il balletto che appoggia soltanto su una punta ma si basa su una fisicità più prorompente e ben più salda al terreno.
Essendo il balletto una disciplina quasi aerea, il regista avrebbe dovuto attraversare il lato oscuro con più delicatezza e femminilità, nel complesso però è una pellicola molto interessante che val la pena di essere vista.
Ognuno poi deciderà se applaudirla o fischiarla.