L’ ultimo dominatore dell’aria, recensione del film

L' ultimo dominatore dell'aria, recensione del film

Oggi, venerdì 24 settembre esce nelle sale italiane L’ultimo dominatore dell’aria, film diretto dal regista indiano Shyamalan diventato famoso per Il sesto senso.
Il piccolo Aang scompare, autoibernadosi per 100 anni perchè incapace di accettare il suo destino di Avatar e porre fine al conflitto tra le nazioni dell’Aria, Acqua, Terra e Fuoco dominando così i quattro elementi.
La trame de L’ultimo dominatore dell’aria è tratto dal prima stagione del cartoon Avatar: la leggenda di Aang creato da Brian Konietzco e Michael Dante Di Martino che hanno realizzato un anime occidentale.



Il fatto di commissionare quest’opera ad un regista come Shyamalan fa intuire che nel film ci sarà un chè di mistico oltre agli spettacolari duelli; infatti Shyamalan elimina l’umorismo per sostituirlo ad una religiosità molto sontuosa.
Sicuramente questo film è incentrato sulla lotta interiore del giovane Aang, che oltre a dominare i quattro elementi, dovrà prima di tutto vedersela con se stesso e combattere i demoni che lo pervadono.
L’idea di fondo è buona, infatti il cartoon ha molto successo tra i giovani, ma il film risulta essere molto lento e lo spettatore non riesce ad entrare in empatia nè con il protagonista nè con i personaggi a lui correlati. Peccato perchè Shyamalan ci aveva incantato con Il sesto senso e Umbreakable, ma successivamente ha avuto uno scivolone disastroso con Signs e da lì pare non essersi più ripreso.
Questo poteva essere un kolossal al pari di Avatar e invece risulta lento e in certi versi molto statico, alla fine nella memoria dello spettatore non rimane quasi nulla e i quesiti insoluti che lascia non colmano il desiderio di vederne un seguito.